Ma la ‘onosci Livorno? Settima puntata
Cari amici,
Dopo la piccola parentesi riepilogativa fatta nella puntata precedente, riprendo a cercare di raccontare gli eventi succedutisi nel tempo a Livorno.
Eravamo rimasti alla costruzione del lazzeretto di San Rocco, anche se i lavori si protrarranno per un po’ e saranno terminati nel 1596. Sempre in quegli anni, su richiesta del comune, poi appoggiata dal Granduca arrivano a Livorno i frati Cappuccini, ai quali è regalato un appezzamento di terreno fuori città sulla strada che conduce a Montenero, dove costruiscono la chiesa e il convento, l’orto e un pezzo di bosco intorno, proprietà che ancora oggi conservano in parte.
Questi frati saranno quelli che pochi anni dopo saranno utilissimi alla città, adoperandosi in ogni modo, quando scoppiò la peste nel 1630 – 31, tanto che 18 di loro morirono colpiti dal morbo. Questa pestilenza è quella che troviamo ben descritta per la città di Milano, da Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”, anche se purtroppo le sofferenze e la fine era la stessa di quella dei livornesi.
Nel 1587 il Granduca Ferdinando I decide di ampliare la città, su progetto di massima di Claudio Cucurrano, poi elaborato da Bernardo Buontalenti.
Il 10 gennaio 1590 il Granduca assiste alla posa della prima pietra della Fortezza Nuova, costruita in soli 4 mesi a difesa della parte nuova della città. Purtroppo come fortezza avrà vita breve, perché pochi anni dopo, nel 1629 una parte di essa sarà abbattuta e il resto rimaneggiato, per lasciare posto al nuovo quartiere della Venezia.
Nel 1591, su idea di Giovanni dei Medici, in soli 5 giorni è scavata la darsena nuova, per accrescere la capienza del porto, con l’apporto tecnico di Galileo Galilei, Bernardo Buontalenti, Alessandro Pieroni e Antonio Cantagallina.
In quel tempo Livorno era tutto un cantiere, da ogni parte si costruiva, anche con qualche difficoltà, non essendo nei dintorni delle cave di materiale da costruzione o di argilla, quindi una parte del materiale è trasportato lungo l’Arno e poi nel Canale dei Navicelli fino a Livorno. I mattoni provenivano per buona parte dalle fornaci della Rotta, (località oltre Pontedera), il pietrame dai monti Pisani, le soglie per gli edifici più importanti fatte in pietra arenaria, proveniva dai dintorni di Firenze ed oltre.
La città era in costruzione, le case venivano date in affitto a prezzi modici, ma ad un certo momento i conti non tornavano perché mancava la cosa più importante e cioè gli abitanti. Purtroppo la nomea di Livorno, in buona parte vera, era di avere un clima insalubre, perché circondata da paludi, quindi gli abitanti erano pochi e chi arrivava da fuori, sbrigava i suoi affari con le merci nel porto e fuggiva via.
Il Granduca Ferdinando, sempre nel 1591, con l’intento di aumentare la popolazione, prendendo spunto da una legge che aveva già funzionato circa due secoli prima con il popolo pisano, promulga le “Leggi Livornine“, che poi saranno ampliate nel 1593 e ancora dopo.
Tali leggi volte a favorire l’aumento della popolazione e i commerci, davano una serie di agevolazioni di ogni tipo a chi si stabiliva in città.
Nel 1594 sempre nell’ottica di creare una città degna di tale nome, anche perché per chi arrivava dal mare, Livorno era il “biglietto da visita” dei fiorentini, quindi era giocoforza renderla presentabile, è ripreso il progetto della sistemazione della “piazza d’arme”e sue adiacenze, oggi detta Piazza Grande.
Riprende la costruzione del duomo, iniziata nel 1581 ma poi abbandonata, Alessandro Pieroni fece il disegno del duomo e della piazza, mentre Antonio Cantagallina ne curò la costruzione.
Saluti da Acciuga
A lunedì prossimo!
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Ogni lunedì una nuova puntata!