I consigli della Jam Letteraria livornese, prima puntata
Ed eccoci arrivati alla prima puntata dei consigli del gruppo della Jam Letteraria livornese in collaborazione con CliccaLivorno.it!
Stephen King – La Torre Nera
Il primo libro che ci sentiamo di consigliarvi è uno dei classici del maestro dell’horror: con Stephen King è difficile sbagliarsi. Con La Torre Nera, Stephen King decide di scrivere il proprio “Il Signore degli anelli”, come lui stesso scriverà nella prefazione. King vuole un fantasy che rappresenti il proprio immaginario.
Comincia a scrivere nel 1982, con l’uscita del primo volume, ma King impiegherà anni per completare l’opera. Solo nel 2004, infatti, mette la parola fine alle avventure di Roland Deschain di Gilead, il pistolero. Nel 2012 King ammette di avere così tanto materiale che pubblica uno spin off della serie ormai conclusa da otto anni. Avremo dunque sette volumi più uno extra. Un particolare interessante da notare ne La Torre Nera è come lo stile di King si evolva negli anni, così come la complessità e i temi della storia.
Nel primo libro incontriamo immediatamente il protagonista Roland, l’ultimo pistolero. Il mondo è andato avanti, per usare le sue parole, ed è arido e desertico. Sembra sia stato devastato da una guerra nucleare e gli antichi hanno lasciato congegni tecnologici talmente avanzati dal risultare incomprensibili oramai corrotti. La magia pervade questo misterioso mondo con un alone trasparente ma sempre costante.
Roland riunirà il proprio gruppo di avventurieri, il Ka-tet, per affrontare un viaggio che da solo non può sostenere. La sua missione è quella di salvare l’universo che sta collassando, deve assolutamente raggiungere la Torre nera. Il viaggio attraverso il multiverso è lungo e periglioso ma l’avventura di Roland porterà il lettore a soffrire e gioire insieme al pistolero, lasciandogli un ricordo indimenticabile di questo incredibile percorso. Se cercate il capolavoro di King lo avete trovato, se in più amate il fantasy deve essere vostro.
Lo consigliamo a chi: ama viaggiare in altri universi, soprattutto se terrificanti.
La citazione: “Certe cose non riposano in pace nemmeno da morte. Le loro ossa gridano dalla terra.”
di Lorenzo Cecere Palazzo
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James Patterson – Jack & Jill
Se siete amanti del thriller contemporaneo e avete divorato, tra i tanti, La Ragazza sul Treno e L’Amore Bugiardo, avete davvero bisogno di approcciarvi a James Patterson, uno degli scrittori di thriller più amati del mondo.
Il libro è il terzo volume della serie di romanzi che hanno come protagonista Alex Cross, personaggio che ha fatto la fortuna di James Patterson. Proprio Alex Cross è uno dei motivi per cui vale la pena leggere questo romanzo e, se vi sentite abbastanza pronti, anche l’intero ciclo che lo vede come protagonista. Al contrario di molti dei detective che troviamo nei gialli, Cross ha una laurea in psicologia, e le conoscenze da lui acquisite nel suo percorso di studi gli consentono di scavare nei meandri più profondi della follia umana. Il lavoro lo tiene costantemente impegnato e distante dalla famiglia, ma la saggia nonna e i figli sono un punto di riferimento importante per il nostro detective: senza di loro non potrebbe mai continuare a fare quello che sa fare meglio, ovvero catturare i criminali più incalliti.
La forza di questo poliziesco sta anche nella decisa presenza dell’ambientazione, che trasporta il lettore in una Washington D.C. scintillante e squallida allo stesso tempo.
La trama ruota intorno a due delitti su cui il nostro protagonista si trova ad indagare contemporaneamente: un killer che uccide celebrità della televisione e dello spettacolo, e l’orribile omicidio di una bambina nera avvenuto nel quartiere sud-est, considerato dalle alte sfere di Washington la feccia della capitale.
Per quanto riguarda lo stile, Patterson utilizza un linguaggio semplice, diretto e minimalista, senza perdersi troppo negli aspetti secondari che, spesso, “costringono” a chiudere il libro l’appassionato di thriller desideroso di un intreccio che proceda a ritmo serrato. Questo romanzo, invece, accontenta le aspettative di qualsiasi appassionato di detective stories.
Lo consigliamo per chi: proprio non ce la fa ad aspettare di sapere chi è il colpevole.
La citazione: “È davvero tremendamente facile varcare il limite ed entrare nelle tenebre.”
di Andrea Grandi
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I play the drums in a band called okay – Toby Litt
Se avete bisogno di migliorare il vostro inglese con una lettura diversa dai classici di letteratura che avete letto e riletto a scuola, questo libro dello scrittore britannico Toby Litt potrebbe essere una buona soluzione. Per quanto non si possa definire un romanzo, quest’opera non è neanche una vera e propria raccolta di racconti. Si tratta di un insieme di stralci, rigorosamente in ordine non-cronologico, della vita del batterista di una fittizia band canadese, gli okay. Se avete mai fantasticato su cosa voglia dire far parte di una band – una band famosa, non quella con cui vi trovate il mercoledì sera per fumare le canne tra una cover e l’altra, questo potrebbe essere il libro da leggere. Nonostante non manchi il magico trio sesso, droga e rock’ n’ roll, l’autore si dedica all’aspetto umano e alle vicissitudini che i componenti della band, e soprattutto il protagonista Clap, si trovano ad affrontare e che li accomunano a tutte le persone sul pianeta terra. Non è rock ’n’ roll, dice Clap, il funerale di suo padre, morto mentre era in bagno. Non è rock’ n’ roll il fatto che ad un certo punto della sua vita si converta al buddismo e desideri semplicemente il meglio per le sue figlie e la sua compagna invece che rotolarsi tra le braccia di una modella.
Litt fa una costruzione dei personaggi superba, delineando con delicatezza e forza quattro membri molto diversi di una band che non esiste, ma che qualsiasi amante della musica sentirà di conoscere almeno un po’ – soprattutto, è impossibile non rimanere affascinati e irritati dal frontman Syph, fonte di scene indimenticabili. A proposito: tutti i componenti della band hanno soprannomi che rimandano a malattie veneree. Oltre ai già citati Syph e Clap, abbiamo anche Crab e Mono. Siamo convinti che quest’idea sia abbastanza convincente per spingervi a leggere il libro.
Nonostante alcuni momenti decisamente esilaranti, la storia della band è molto più commovente di quello che ci si possa aspettare. Dalle scene più tipicamente rock ’n’ roll, Clap apre dolcissime riflessioni sulla religione, sulla caducità della vita e sulla morte.
Lo consigliamo a chi: da piccolo imitava Jimmy Page di fronte allo specchio, ma ha capito che la vita è la stessa per tutti.
La citazione: “Always hated liner notes – always hated any kinda writing about rock’n’roll – I mean, why don’t ya just shut up & listen to the music?”
di Rachele Salvini
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Arrivederci alla prossima puntata!
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